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Le stragi della «festa dei costumi» 221

Si tenne un momento ritto in mezzo alla piattaforma, guardando la folla che stipava la piazza, poi si sedette su di un gran seggiolone coperto da un arazzo giallo, mentre ai suoi piedi si sdraiava, su di un cuscino, Behanzin, il futuro re del Dahomey ed anche l’ultimo.

Ad un tratto Alfredo, che teneva gli sguardi fissi sul palco reale, strinse fortemente un braccio d’Antao.

— Cos’hai? — gli chiese il portoghese, stupito.

— Guardalo!...

— Chi?... Il re?...

— No, Kalani! — rispose Alfredo coi denti stretti.

Un negro d’alta statura, coperto da un ampio mantello di cotone bianco adorno di serpentelli dipinti in rosso e col capo irto di penne d’uccelli di rapina, si era avanzato fino all’orlo della piattaforma.

Era un uomo dai lineamenti arditi, dallo sguardo vivo, penetrante, intelligente e dalla carnagione assai cupa. Si capiva anche a prima vista che non apparteneva alla razza dahomena, ma si capiva pure che quel negro doveva possedere una energia ben superiore ai suoi snervati compatrioti delle regioni del sud.

La sua voce, potente come quella d’un leone, echeggiò nella vasta piazza, dominando il fracasso della banda reale e le grida degli ahpolos celebranti le truci imprese del sanguinario monarca.

Kalani invitava i capi tribù ed i capi dei salam, ossia dei quartieri delle varie città del Dahomey, a deporre ai piedi del re il dono cui erano obbligati ad offrire in segno di sudditanza.

Tosto Alfredo ed Antao, dal loro elevato posto, videro avanzarsi attraverso la piazza, strisciando nella polvere come tanti serpenti, oltre cento negri, ognuno dei quali portava seco un sacchetto di tela contenente il dono.

Salirono, sempre strisciando e tenendo la testa china al suolo, come se fosse loro vietato di guardare in viso il monarca, le gradinate della vasta piattaforma e andarono a deporre le offerte dinanzi al trono, ritirandosi poi dietro ai cabeceri, ai moci ed ai guardiani del tempio.

Kalani aveva ripresa la parola, rivolgendosi alla popolazione ed alle amazzoni schierate dinanzi alle due piattaforme. Parlava con aria di ispirato, cogli sguardi fissi sul sole che allora si mostrava, in tutto il suo splendore, sugli ultimi altipiani. Av-