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LA SOVRANA DEL CAMPO D'ORO 67


Tuttavia Josè Mirim, non sembrava affatto tranquillo e si dimenticava sovente di vuotare il bicchiere che il Re dei Granchi gli riempiva. Quel galoppo, udito nel momento in cui intimava la resa all’impiegato, lo preoccupava.

Era convinto di non essersi ingannato. Eppure nessuno degli uomini che occupavano la stazione era fuggito, di questo era certo, perchè li conosceva tutti.

— Mi sembrate pensieroso, señor Josè, — diceva sovente il Re dei Granchi che giuocava una partita al monte con Sam e con Zim. — Si direbbe che non siate soddisfatto dell’esito della nostra spedizione. Vuotate un altro bicchiere: vi metterà di buon umore.

— Infatti non sono troppo contento, — rispondeva il messicano.

— Eppure non abbiamo sparato nemmeno un colpo di carabina.

— Penso sempre a quel galoppo.

— Dovete esservi ingannato.

— Vorrei anch’io aver udito male.

— Chi volete che si trovasse qui? Le persone che io attendo, no di certo. Dormono profondamente in qualche albergo di Mojave, in attesa del treno.

— E’ l’assenza della moglie dell’impiegato che mi inquieta.

— Se vi ha detto che si è recata a Kramer!

— Sì, credeteci.

— E vorreste voi che ci fosse sfuggita, di notte, sola, fra queste praterie dove non è raro incontrare dei lupi?

— E’ una donna energica la señora Preston, — disse il vaquero — ed un’altra volta ha salvato un treno, che stava per fracassarsi contro una roccia staccatasi da una collina.

— Aveva un cavallo quest’impiegato?

— Sì.

— E non l’avete veduto?

— La scuderia è stata trovata vuota.

— Si sarà recata a Kramer col cavallo.

Tutti lo hanno affermato, anche i facchini della stazione.

— Allora beviamo e non occupiamoci d’altro. Sono le due, signor Josè, entrate nella partita e vuotiamo ancora. Il barilotto è abbastanza grosso per durare fino all’alba.

Si rimisero a giuocare ed a bere, aspettando pazientemente l’arrivo del treno, mentre due di loro vegliavano all’esterno.

Erano le cinque del mattino, quando udirono in lontananza un fischio che annunciava l’avvicinarsi del treno partito tre quarti d’ora prima da Mojave.

— Lesti, ragazzi! — gridò Mirim, dando un calcio al barilotto. — Coloro che aspettiamo stanno per giungere.

Simone era stato il primo a slanciarsi fuori, senza preoccuparsi