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Gli orrori delle regioni polari 159

a tentoni, fra i ghiacci cozzanti sinistramente e che da un istante all’altro possono strapiombare.

Poi si succedono gli uragani autunnali. L’oceano Artico si sconvolge e mugge cupamente al di sotto di quei nebbioni.

Venti tremendi, gelidi, che fanno screpolare le carni ai disgraziati naviganti, passano con mille ruggiti, sulle onde scapigliate e sopra i banchi di ghiaccio. È il caos!...

Il sole intanto si abbassa sempre e perde, a vista d’occhio, luce e calore. Appare sull’orizzonte, poi ridiscende sempre e finisce con lo scomparire.

Ecco la notte polare che si avanza con tutti i suoi orrori. Non più albe, non più crepuscoli, non più tramonti.

Una notte nera, impenetrabile, piomba su quelle desolate regioni. Le terre diventano invisibili; le onde sembrano tramutate in inchiostro.

Solamente i campi immensi di ghiaccio, proiettano ancora quella luce sinistra, pallida, cadaverica che si riflette fino sulle nubi e che i marinai chiamano l’ice-blink.

Ma quando alle tenebre si unisce anche la nebbia, allora tutto scompare: è l’immensità del buio, è il regno delle tenebre.

Quali terrori devono aver provato i primi naviganti dei mari polari!... E quante angoscie proveranno tuttora gli audaci che vanno a sfidare i ghiacci dei due punti estremi del globo!... Eppure quanti, inconsapevoli di tali paurosi spettacoli, affrontano anche oggi, intrepidamente, le regioni del gelo.

L’inverno è giunto. Il termometro scende sempre: passa lo zero e continua ancora.

Ecco le prime nevi! Passano come trombe sopra gli sterminati campi di ghiaccio e sopra il mare rimasto ancora libero, travolte furiosamente dal vento che soffia sempre con ruggiti crescenti.

I ghiacci si accumulano, si stringono, si rannodano, poi un brutto giorno quelle immense distese trepidano come se fossero animate. Mille urla salgono dai crepacci, mille cupi boati corrono sopra le massicce croste.

La massa intera ondeggia, si gonfia, si contorce, poi si spezza, si rinchiude, quindi torna a fendersi.