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170 | Capitolo terzo |
– Allora faremo delle grandi cacce. Vi è nessuna baleniera su quelle coste?
– Forse incontreremo la Cappella, partita qualche mese prima di noi per rintracciare una spedizione americana.
– Quale?
– Quella di Wellmann.
– Ne ho sentito parlare, – disse il carpentiere. – Si dice che quella spedizione avesse l’intenzione di spingersi verso il polo.
– È già il secondo tentativo che fa il signor Wellmann, ma dubito che vi riesca. Ad ogni modo, se non è morto, lo incontreremo di certo.
– Si sa dove ha passato l’inverno?
– Al capo Tegetthoff sembra, – rispose il nostromo.
– E noi lo passeremo? – chiese il secondo macchinista.
– Oh!... A questo penserà il Duca.
– E che cosa faremo al Capo Flora?
– Al Capo si farà un deposito di viveri, poi avanti verso il nord. È lassù che si vuole andare e vivaddio, tutti noi faremo il possibile per arrivarci. –
Mentre l’equipaggio chiacchierava, la Stella Polare continuava la sua corsa verso il nord, aiutandosi con le vele e col vapore.
Il tempo si manteneva grigio, plumbeo, coperto da alti nebbioni, però una calma quasi completa regnava nelle alte sfere.
Qualche ondata di quando in quando veniva a rompersi sulla prora della nave, frangendo dei ghiacciuoli poco consistenti e la sollevava bruscamente con poco piacere delle guide alpine, nemiche giurate dell’infido elemento.
Numerosi uccelli marini venivano di tratto in tratto a volteggiare sopra l’alberatura, salutando i naviganti con strida gioconde e senza manifestare nessuna apprensione.
Alcuni si posavano perfino sui pennoni, guardando tranquillamente i marinai, poi riprendevano il loro veloce volo, radendo le onde o tuffandosi fra la spuma per pescare i granchiolini di mare.
Erano sempre i soliti gabbiani e le solite procellarie, volatili che s’incontrano anche a delle distanze incredibili dalle coste.
L’orizzonte appariva deserto. Solamente una nave, che fu rico-