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46 Capitolo sesto


– Sì, quando non ho bevuto troppo, – disse il norvegese, ridendo.

– Avanti colla vostra storia, Andresen, – disse il tenente.

– Adagio, signore. Avevo promesso di raccontarla anche ai miei camerati.

– Vengano pure a udirla.

– Faremo circolo sul castello di prora.

– Ed io vi regalerò i sigari per tutti, – disse il tenente.

– E una bottiglia di ginepro, signore.

– Vada per la bottiglia. Orsù, spicciatevi, fra due ore monto il mio quarto di guardia. –


Capitolo VI

I giganti del mare

Era una splendida serata.

Il sole radeva l’orizzonte, quantunque fossero già quasi le undici, proiettando obliquamente i suoi raggi dorati sul mare, che scintillava come se fosse cosparso di pagliuzze d’oro, e sui gruppi di bianche casette della grande isola di Smolën.

Una fresca brezza, che soffiava dal mare del Nord, sibilava attraverso i cordami della nave con mille suoni diversi e disperdeva, in capricciose volute, il fumo che irrompeva dalla ciminiera.

L’aria era tepida, purissima, e rammentava agli audaci esploratori, certe sere di primavera della nostra Italia.

Calma assoluta regnava nel canale, appena rotta di quando in quando, dal suono strano delle campanelle appese ai gavitelli galleggianti, che indicavano od un bassofondo od una scogliera subacqua.

Pel cielo alcune nuvole, color del fuoco, filavano lentamente verso le spiagge di Aure e di Ellandsö, cambiando sovente di forma e di tinta, a seconda dei raggi solari che si rifrangevano su di esse, e più sotto volteggiavano, in gran numero, gabbiani, gabbianelli e qualche procellaria fulmar.

In lontananza, come naviganti su di un mare di fuoco, appari-