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76 Capitolo ottavo

rono di aver veduto ondeggiare sul mare l’Ornen, in prossimità della penisola di Kola, ma ormai vuoto, e d’aver anche udito delle grida strazianti.

Dei minatori inglesi affermarono invece di averlo veduto librarsi maestosamente al di sopra del capo Quesnelle.

Più tardi un cacciatore di foche annuncia di aver scoperta una cassetta contenente un documento di Andrée; degl’indiani canadesi affermano poi d’aver veduto degli uomini scendere sulle loro terre insieme ad un pallone; la tribù esquimese degli Anglsaks, dice di aver udito fra le nubi dei colpi di fucile.

Poi una notizia, che commuove l’Europa intera, giunge dalle desolate plaghe della Siberia settentrionale. Certo Lajalin, cacciatore siberiano, asserisce di aver trovato, a circa centocinquanta verste da Crasnojarsk, fra i fiumi Pitt e Come, una capanna formata con pezzi di seta e cordami, contenente tre cadaveri.

Il governo russo manda messi a Crasnojarsk, fa cercare Lajalin, e risulta che quella capanna non era esistita che nella fantasia di pessimi informatori. –

Il capitano era rimasto silenzioso e i suoi sguardi si erano fissati sul mare, come se sperasse di vedere anche lui qualche gavitello appartenente agli intrepidi esploratori.

– Che cosa pensate di tuttociò? – chiese ad un tratto, volgendosi verso l’ingegnere. – Credete ancora che Andrée dopo tanto tempo, sia vivo?

– No, signor Evensen, – rispose Stökken. – Io ritengo che sia morto.

– Tale è anche la mia opinione.

– Però anche il nostro Nansen stette parecchi anni senza dare sue nuove e poi tornò vivo.

– È vero, però Nansen aveva una nave ben fornita di viveri, mentre Andrée non ne possedeva che per sei mesi.

– Che quegli audaci possano essere giunti al polo?

– Io ne dubito assai, signor Stökken. A mio parere, a giudicare dai diversi luoghi in cui furono trovati i gavitelli e dalle contraddizioni riscontrate nei documenti, dico che l’Ornen non deve essersi spinto molto innanzi.