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120 Capitolo quattordicesimo

— Non lo so, signor tenente. Pochi minuti fa erano nascosti in mezzo ai cespugli.

— Dove sono andati adunque?

— Signore, io comincio a temere una sorpresa. Finchè noi ci occupavamo di quel furbo negro, essi hanno eseguito, alla chetichella, qualche mossa ardita e... Oh!... Lo dicevo io!... Indietro, signore!... —

Il soldato aveva afferrato bruscamente Cordoba per un braccio e l’aveva allontanato precipitosamente da quella specie di barricata, spingendolo verso la casamatta.

Avevano appena lasciato quel posto che sette od otto spari rimbombavano, coprendo di fumo la cima della cinta.

— I furbi!... — esclamò Cordoba, precipitandosi nella casamatta. — Un momento di ritardo e ci crivellavano per bene. —

Si riparò dietro l’angolo della muraglia e vedendo cinque o sei uomini, fra creoli e negri, che avevano già scalata la cinta, mentre altri si affacciavano alle brecce, aprì un fuoco accelerato, mandando i proiettili a destra ed a manca, mentre il soldato, che si era sdraiato al suolo, nascondendosi dietro ad alcuni macigni, bersagliava i cespugli con un vero fuoco di fila.

Gl’insorti, credendo forse di aver da fare con un grosso numero di nemici, furono lesti a rivarcare la cinta per mettersi al coperto da quella grandine di palle; radunatisi al di là, nei pressi delle brecce, si misero a rispondere con un crescendo spaventevole, mandando entro la casamatta palle in gran numero e nembi di mitraglia vomitati da una mezza dozzina di tromboni.

Carramba!... — esclamò Cordoba, il quale dinanzi a tanta grandine si ritirava, strisciando dietro i muri, sempre però rispondendo. — Se continua ancora un po’ questa pioggia, non so se la galleria potrà servire a noi due. Ehi, amico!... Bada di non esporti troppo.

— Non temete, — rispose il soldato.

— Ripieghiamo ancora o ci lasceremo la pelle. I chiodi dei tromboni fischiano dappertutto.

— Una scarica ancora, signore, poi passeremo nella seconda casamatta. Vedo là il negro gigante.

— Quello del trombone?... È adunque risuscitato?...

— È più vivo di me e guida i bombardieri.

— Aspetta un po’, mio bell’africano!... — gridò Cordoba. — Voglio vedere se questa volta cadrai davvero. —

A rischio di farsi mitragliare, aveva lasciata la muraglia che lo proteggeva, lanciandosi in mezzo alla casamatta.

Sette od otto negri, armati di tromboni, avevano già presa posizione al di qua della cinta e sdraiati dietro ad un cumulo di macerie, si preparavano a bombardare le casematte, mentre le muraglie si vedevano già occupate da numerosi drappelli di creoli armati di fucili.