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La cattura del cubano 171

— Non ha creduto affatto, non avendo quel birbante di cubano alcun ordine in iscritto, nè vostro nè della Capitana.

— E poi?...

— Allora è diventato furioso, ha minacciato di farci appiccare tutti, di dare fuoco alle polveri e di mandare all’aria l’Yucatan. Mastro Colon lo ha fatto prendere, legare e cacciare in una cabina.

— E si trova ancora prigioniero?...

— Due ore fa era ancora nella cabina.

— A bordo, miei valorosi!... Andremo ad appiccare quel miserabile!... — urlò Cordoba che pareva avesse perduto, forse per la prima volta, la sua calma abituale.

Il drappello si mise prontamente in marcia, costeggiando una specie di penisola che si spingeva molto innanzi nell’ensenada di Corrientes, formando forse il capo omonimo che chiude la profonda baia dal lato meridionale.

Quella sponda però non era molto facile da percorrersi, in causa della natura del terreno. Ad ogni istante s’incontravano delle piccole paludi coperte da canne palustri, che servivano di ricettacolo a migliaia di uccelli marini e soprattutto di fenicotteri, poi venivano ammassi di paletuvieri che i marinai erano costretti ad attraversare con grande prudenza, aggrappandosi alle molteplici radici di quelle strane piante, onde non correre il pericolo di capitombolare in mezzo al fango tenace che serviva di fondo.

Verso il tramonto però, sorpassata l’estrema punta della penisola, Cordoba che camminava innanzi a tutti, fiancheggiato dai due soldati spagnuoli, riusciva a scoprire l’Yucatan il quale si trovava ancorato presso la foce del fiumicello, a circa trenta metri dalla riva più vicina.

Nel vedere la bella e rapida nave, un sospiro di soddisfazione gli uscì dal petto.

— Finalmente!... — esclamò. — Credevo di non doverla più ritrovare, nè comandare. Oh!... Se anche donna Dolores fosse qui! Mille pesci-cani!... Quel miserabile cubano la pagherà cara!...

Il sole tramontava rapido tingendo l’orizzonte di fuoco e facendo vivamente scintillare il mare che si estendeva al di là della baia, fra il capo Corrientes e quello lontanissimo di S. Antonio.

Sotto i boschi che circondavano le rive, già l’oscurità cominciava a diventare fitta. Le tenebre calavano rapide mentre dai paletuvieri s’alzava una leggera nebbiola carica di miasmi mortali, di quei miasmi che racchiudono in loro i germi della terribile febbre gialla.

Bande di uccelli acquatici e lunghe file di fenicotteri le cui ali rosse fiammanti scintillavano come strisce di fuoco sotto gli ultimi raggi del sole morente, traversavano la baia con un gridìo assordante, per andare a trovare sicuro rifugio fra i canneti della grande palude di Guanahanabiles.