Pagina:Salgari - La capitana del Yucatan.djvu/43

Da Wikisource.

La caccia all’«Yucatan» 41

sendo questo troppo bene nascosto, poi sulle isole, facendo scintillare i vetri delle casette situate presso le spiagge o sulle alture.

— Io comincio a credere che per questa notte non verremo disturbati — disse Cordoba.

— E perchè? — disse la marchesa.

— Non vedendo alzarsi alcun pennacchio di fumo, ciò che sarebbe visibilissimo anche ad una grande distanza, in mezzo a tale luce diafana, se ne andranno senza mandare a terra le scialuppe.

— Sono furbi i yankee, — rispose la Capitana, con ironia.

— Essi non sanno che noi abbiamo soppressa la macchina. Abbiamo avuto una bella idea che ci salva dalla cattura, e fors’anche dalla morte.

— È vero Cordoba. Guarda, amico!... L’incrociatore, soddisfattissimo della sua esplorazione, se ne va verso il capo Catoche.

— E noi approfitteremo per rimetterci alla vela e seguirlo a distanza. Se non ritorna sui suoi passi, domani avremo oltrepassato il capo e potremo ridercene dell’abilità straordinaria degli yankee.

— Ripartiamo?...

— Sì, marchesa e senza perdere tempo.

L’incrociatore si allontanava allora a tutta velocità dirigendosi verso l’est, credendo forse che l’Yucatan fosse già riuscito ad abbandonare la costa e navigare verso Cuba. L’yacht, seguendo le sue tracce, aveva la possibilità di poter attraversare il vasto canale, che separa il capo Sant’Antonio da quello della costa americana, senza correre il pericolo di fare altri incontri, non essendo possibile che l’ammiraglio Sampson avesse distaccate dalla sua squadra più navi per dare la caccia a quel piccolo legno.

Cordoba e la marchesa, scesi sulla tolda, fecero salpare immediatamente l’àncora e l’Yucatan, a tutte vele spiegate, riprese la corsa verso l’est, tenendosi dietro alle Jolbos.

La luna sorgeva allora sull’orizzonte, tingendo la superficie del mare di riflessi argentei, d’una incomparabile bellezza. Su quello specchio scintillante, gli sguardi acuti di Cordoba discernevano ancora distintamente il gran vascello, il quale spiccava come una grossa macchia nera, sopra la quale si vedeva innalzarsi, attraverso la luce azzurrognola, un grande pennacchio di fumo nero che si raggruppava in alto in forma d’un immenso ombrello.

L’yacht, spinto da una fresca brezza che soffiava dal sud-ovest, essendo il vento girato, scorreva leggero come un uccello, sormontando l’onda prodotta dalla risacca e ricadendo con un sordo fragore che si ripercuoteva contro le alture delle isole, come il lontano rombo d’un pezzo d’artiglieria.

Attorno alla prora l’acqua talvolta scintillava per un principio di fosforescenza marina e sui fianchi correvano sprazzi di luce,