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Pagina:Salgari - Nel paese dei ghiacci.djvu/274

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240 i cacciatori di foche della baia di baffin


e potremo dire che la nostra spedizione non è stata infruttuosa.

– Cerchiamo che non ci fuggano da qualche apertura, mastro, dissero i marinai.

– Non ne vedo alcuna, rispose Tyndhall.

– Ma il bacino non avrà qualche comunicazione col mare? chiese Mac-Chanty.

– Sono tutti a terra e impediremo a loro di raggiungerlo. Mano alle armi e avanti!...

Balzarono nell’immensa caverna, accesero anche la seconda pentola piena di grasso provvisto d’un lucignolo, deposero le due lampade su due rocce elevate, poi si gettarono dinanzi al bacino.

Le morse, addossate le une alle altre, formando una massa sola, vedendo i loro nemici avanzarsi, muggivano furiosamente destando tutti gli echi della caverna, e mostravano i loro lunghi denti, ma i marinai sapevano già per esperienza che, se quegli animali diventano talvolta pericolosi quando sono assaliti in mare dove possono muoversi con grande agilità, a terra sono inoffensivi.

Appostatisi fra alcune rocce situate dinanzi al bacino, prima di adoperare i ramponi, aprirono un fuoco d’inferno col fucile e colle pistole, per abbattere i più grossi che erano i più pericolosi.

Le detonazioni si mescolavano ai muggiti di furore degli animali e le palle fischiavano in tutte le direzioni, colpendo quell’enorme ammasso di corpi.

Le morse cadevano a due a tre alla volta, ma erano tante, che pareva ne sorgessero sempre di nuove.

Il sangue scorreva a torrenti versandosi, con cupo gorgoglìo, nel bacino, ma i poveri animali, assordati dagli spari e spaventati dai lampi, non osavano ancora