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62 sul mare delle perle

la brezza che si manteneva fresca assai, aumentando coll’avanzarsi dell’alba.

Era una specie di piramide tronca, che doveva misurare alla base per lo meno mezzo chilometro di circonferenza, colle pareti così liscie e così tagliate a picco da sfidare qualunque scalata.

Sulla cima, ad un’altezza di quattrocento e più metri, s’alzava un vasto fabbricato di stile indiano, con cupole e ampie finestre e gallerie e a fianco un torrione merlato che doveva essere d’una robustezza tale da sfidare le più grosse artiglierie.

Il Bangalore, raggiuntolo, girò intorno alla rupe volteggiando abilmente fra un caos di scoglietti e di banchi che l’alta marea a poco a poco copriva, poi si cacciò entro una vasta apertura che pareva mettesse in una caverna marina.

Era una squarcio immenso, così alto che gli alberi della nave non toccavano la sommità dell’arcata e così largo che avrebbe potuto passarci anche una corvetta.

I marinai avevano subito acceso delle lanterne, disponendole lungo i bordi.

Appena entrato, il Bangalore si trovò in una caverna gigantesca, che doveva occupare almeno un terzo dell’isolotto, traforata da antri pure vastissimi, capaci di riparare la nave e colle vôlte altissime.

Nel mezzo si vedeva pendere una scala di corda la quale doveva condurre in qualche galleria superiore se non direttamente sulla cima.

Appena la caverna fu illuminata dalle lampade, fra le sue acque si manifestò una viva agitazione.