Pagina:Sannazaro - Arcadia, 1806.djvu/187

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lo fa incominciare in aprile, quando il sole entra in Toro, o perchè si attenesse all’etimologia del nome aprilis tratto dal verbo aperire, aprendosi di fatto in questa sì dolce stagione tutte le cose naturali, o perchè seguisse la mente di Esiodo, e de’ Beoti, che incominciavano il loro anno non già dal nascere dell’Ariete, ma dal nascere delle Vergilie o Plejadi, che sono le stelle che compongono la coda del Toro. A’ tempi di Virgilio non si conoscea il segno della Libra, cosicchè quello dello Scorpione vicino ad esso occupava sessanta gradi, e tutti gli altri ne occupavano trenta. Volendo egli adulare Augusto nel principio cella Georgica disse che lo Scorpione avrebbe ritirato le sue branche per lasciare un luogo in cielo, dove Augusto potesse essere collocato dopo morte. Laonde niuna menzione si trova presso i Latini del segno della Libra, il quale nella moderna astronomia è posto tra la Vergine e lo Scorpione. Egli è formato di otto stelle, riceve il sole in esso verso la metà di ottobre, e perciò fa l’equinozio autunnale. Ciò rischiarato, è facile il capire, che il Poeta nostro dicendo che Apollo in Tauro o in Libra non alberga ec., vuol significare, che i tempi, ch’egli descrive, erano si tristi che Apollo o sia il sole più non recava al mondo nè la bella primavera, nè il fruttifero autunno, e che quel Dio di nuovo in qualità di pastore stavasi guidando coll’usata verga gli armenti del re Admeto di Tessaglia, dove scorre il fiume Anfriso.

La donna, e la bilancia ec. Per questa donna intendi Temi, o Astrea, Dea della giustizia, la quale suol recare in mano la bilancia.

Tal che assai meglio nel paese Scitico ec. La Scizia è una vastissima regione anticamente assai barbara, situata nelle parti settentrionali, cioè sotto la costellazione di Boote, e di Elice, o sia dell Orsa maggiore.

Già mi rimembra ec. Virgilio nell’Egl. i.


Saepe sinistra cava praedixit ab ilice cornix.


Che la Sibilla nelle foglie scrisselo. Le Sibille furono credute vergini fatidiche, le quali venivano consultate su le cose future. Siccome d’ordinario le loro risposte erano oscure, o di doppio senso, perciò era mistiero ch’altri interpretasse quello ch’elleno rispondevano, o che di nuovo si ricorresse a loro per averne la spiegazione. Dal che nasce il dire d’una cosa sulla quale oscuramente siasi da alcuno parlato o scritto, che si richiede una Sibilla per ispiegarla. Della qual maniera di dire servesi Plauto nel Pseudolo: Has quidem literas, credo, msi Sibylla legerit, interpretari alium posse neminem. Dieci furono le Sibille. La Persica, di cui fa menzione Nicanore, che scrisse le gesta d’Alessandro Macedone. La Libica,