Pagina:Santucci Sulla melodia Lucca 1828.djvu/67

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IX. In primo luogo è chiaro tìhe i colpi dati senz’alcuq ordine o senza osservar tra loro tempi eguali nulla hanno che possa risvegliare l'attenzione: si ascoltan questi colpi senza pensarvi . Cicerone paragona in un luogo il numero oratorio alla caduta variata, ma regolare delle gocce della pioggia . Fino a che non si sente altro che 'l romor confuso delle gocce ad altro non si pensa se non che piove . Ma se nel tempo di questo romore sentesi la caduta di alcuno gocce particolari , e uno si accorge che tali gocce ritornano sempre nello stesso tempo, o che a un dipresso nello stesso spazio di tempo ne cadono sempre due o tre o più gocce, che si seguono con ordine Asso ed hanno perciò qualche cosa di periodico, come i colpi del martello di tre o quattro magnani: allora l’attenzione viene eccitata ad esaminar quest’ordine. Ecco dunque di già un principio di ritmo, cioè il [ritorno regolare degli stessi colpi. Ora (per tornare a’ colpi del tamburo) se noi immaginiamo un seguimento di colpi eguali, che si succedono ad eguali distanze; noi avremo un’idea dell’ordine il più semplice nel seguitamento delle cose: ciò che somministra il primo grado ed il più debole del ritmo, che non produce in noi che un grado debolissimo di attenzione cagionata dalla regolarità de’ colpi (4).

X. Volendo accrescere l’ordine di un grado, si potrà ottenere rendendo i colpi disuguali nella forza, e variando questi colpi forti e deboli secondo una regola fìssa. La regola più semplice è di far costantemente succedere un colpo forte ad uno debole .