Pagina:Sarpi, Paolo – Istoria del Concilio tridentino, Vol. I, 1935 – BEIC 1916022.djvu/121

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libro primo - capitolo v 115


qualitá, e che fra tutte le sue virtú, di nessuna faceva maggior stima che della dissimulazione. Egli, cardinale esercitato in sei pontificati, decano del collegio e molto versato nelle negoziazioni, non mostrava di temer il concilio come Clemente, anzi era d’opinione che fosse utile per le cose del pontificato mostrare di desiderarlo e volerlo onninamente, essendo certo che non poteva essere sforzato di farlo con modo ed in luoco dove non vi fosse suo avvantaggio, e che quando avesse bisognato impedirlo, era assai bastante la contradizione che li averebbe fatto la corte e tutto l’ordine ecclesiastico. Giudicava che questo li avesse anco dovuto servire per tener la pace in Italia, la quale li pareva molto necessaria per poter governare con quiete. Vedeva benissimo che questo colore di concilio li poteva servir a coprire molte cose, e al scusarsi dal far quelle che non fossero state di sua volontá. Per il che, subito creato, si lasciò intendere che, quantunque li capitoli non fossero giurati, egli nondimeno era risoluto di voler osservare quello della convocazione del concilio, conoscendola necessaria per la gloria di Dio e beneficio della Chiesa: e a’ 16 dello stesso mese fece congregazione universale del li cardinali (che non si chiama consistoro, non essendo ancora il papa coronato), dove propose questa materia. Mostrò con efficaci ragioni che la intimazione non si poteva differire, essendo altrimente impossibile che fra principi cristiani potesse seguire buona amicizia e che le eresie potessero essere estirpate, e però che li cardinali tutti dovessero pensare maturamente sopra il modo di celebrarlo. Deputò anche tre cardinali che considerassero sopra il tempo e il luoco e altri particolari, con ordine che, fatta la coronazione, nel primo consistoro dovessero andare col loro parere. E per incominciar a far nascere le contradizioni, delle quali potesse servirsi alle occasioni, soggionse che sí come nel concilio s’averebbe riformato l’ordine ecclesiastico, cosí non era conveniente che vi fosse bisogno di reformar li cardinali; anzi era necessario che essi cominciassero allora a riformarsi, per essere sua deliberata volontá di cavare frutto dal concilio, li precetti del quale