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148 l'istoria del concilio di trento


che dasse nel segno, nonché ascoltando e risolvendosi immediate come si fa. Sarebbe pur giusto, dicevano, che non fossimo cosí disprezzati, col tenerci tanto insensati che dovessimo creder tante assurditá. Della riservazione de’ casi fu troppo detto quello che dalli teologi di Lovanio e Colonia era stato predetto, ed era attribuita a dominazione e avarizia.

Ma nel concilio il dí seguente si fece la generale congregazione per metter ordine alla discussione della materia del sacrificio della messa e della comunione del calice e de’ fanciulli. E con tutto che giá li decreti erano formati per la sessione delli 11 ottobre e differiti, nondimeno, come se niente fosse trattato, di novo fu discorso, ed eletto li padri a raccogliere gli articoli per disputare; e furono formati al numero di sette, sopra quali fu disputato due volte al giorno da’ teologi, perché le cose si affrettavano; e poi eletti padri a formar il decreto, nel qual numero fu posto l’ambasciator di Ferdinando, e Giulio Plugio vescovo di Namburgo, e per maggior onore anco l’elettor di Colonia, acciò tutta quella dottrina paresse venir di Germania e non da Roma. Furono formati tredici anatematismi, condannando per eretici quelli che non la tengono per vero e proprio sacrificio, o che asseriscono non giovare a’ vivi e a’ morti, o vero non ricevono il canone della messa, o dannano le messe private, o vero le ceremonie che la chiesa romana usa; e poi formati quattro capi di dottrina: che nella messa si offerisce vero e proprio sacrificio instituito da Cristo; della necessitá del sacrificio della messa e della convenienza con quello della croce; delli frutti di quel sacrificio e della applicazione di esso; delli riti e ceremonie della messa. Le qual cose tutte furono stabilite per le feste di Natale; e non sono narrate qui piú particolarmente, poiché nella sessione seguente non furono pubblicate.

Ma mentre che li padri si trattengono nelle azioni conciliari, ricevettero gli ambasciatori di Virtemberg risposta dal suo principe che dovessero camminar inanzi e presentar la loro dottrina nel miglior modo che potevano; per il che essi, essendo assente il conte di Monfort, fecero ufficio col cardinal