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libro settimo - capitolo ix


inanzi li spagnoli, non era per ragion di precedenza del regno. In conclusione, per dar sodisfazione a tutti, fu fatto l’istrumento, e compiaciuto alli francesi che dopo il Salmerone, primo dei pontifici, parlasse il decano di Parigi, e seguendo gli altri della prima classe; il rimanente procedesse secondo la promozione.

Erano li articoli otto, sopra quali si doveva disputare se erano ereticali e si dovessero dannare.

I. Che il matrimonio non sia sacramento instituito da Dio, ma introduzione umana nella Chiesa, e che non abbia promessa alcuna di grazia.

II. Che li progenitori possino irritar li matrimoni secreti, e non esser veri matrimoni li contratti in quella maniera, anzi esser ispediente che nella Chiesa per l’avvenire siano irritati.

III. Che sia lecito, essendo ripudiata la moglie per causa di fornicazione, contraer matrimonio con un’altra, vivente la prima, ed esser errore far divorzio per altra causa che di fornicazione.

IV. Che sia lecito ai cristiani aver piú mogli, e le proibizioni delle nozze in certi tempi dell’anno esser superstizion tirannica, nata dalla superstizione de’ gentili.

V. Che il matrimonio non si debbe posporre, ma anteporre alla castitá, e che Dio dá maggior grazia alli maritati che agli altri.

VI. Che li sacerdoti occidentali possino lecitamente contraer matrimonio, non ostante il voto o la legge ecclesiastica; e che il dire il contrario altro non sia se non condannar li matrimoni; ma tutti quelli che si sentono non aver il dono della castitá, possino contraer matrimonio.

VII. Che debbino esser guardati li gradi di consanguinitá e affinitá descritti al XVIII del Levitico, e non piú né meno.

VIII. Che la inabilitá alla congionzion carnale e l’ignoranzia intervenuta nel contrattare siano sole cause di disciogliere il matrimonio contratto; e che le cause del matrimonio s’aspettino alli principi secolari.