Pagina:Sarpi - Lettere, vol.1, Barbèra, 1863.djvu/133

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lettere di fra paolo sarpi. 73

a poco a poco perderemo quel principio di libertà che Dio ci ha aperta.

Ho sentito con gran dispiacere, di onde sia venuto che non abbiamo avuto compita l’opera del signor Casaubono; e con maggiore, ch’egli non sia stato riconosciuto: cosa che sino al presente ho creduto altrimente. Di questo io ne ho parlato con chi conveniva, e tengo che qualche resarcimento sarà fatto. Tra tanto, prego V. S. di far intendere con destra maniera a quel signore, che, come avviene in tutte le repubbliche, così qui vi sono le varie affezioni e interessi, e, per causa della libertà, anco l’ardire nelli ministri di eseguire li ordini pubblici come lor piace: per il che vogli attribuire il mancamento e inciviltà usata verso di lui alla sua vera causa.

Li voglio dir di nuovo, che un padre dell’ordine di san Domenico, chiamati in Francia Iacobiti, per nome Fra Tomaso Caraffa, questi mesi passati ha difeso in Roma cinquecento tesi dedicate al pontefice, della qualità che V. S. può giudicare. Ma nel principio ha posto un ritratto di esso pontefice in stampa di rame, con diverse imprese e motti della divina Scrittura, come in particolare questi: Inimici ejus terram lingent; Regnum ejus regnum omnium seculorum. Ma dalle parti pendono duoi trofei. Dalla destra, il trofeo ha legata una corona imperiale, e disotto due regie, e più basso due altre senza cimiero, e infine il corno del duce veneto, con molti scettri in diverse parti del trofeo: dalla parte sinistra, l’altro trofeo contiene li turbanti turchesco e persiano, e alcune altre berrette all’orientale, e nel fine il cappello del moscovita con scimitarre e altre insegne di quei principi, con