Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/255

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fine della favola 199

avversione, onde lucrarvi gli immensi legati, che io vi lascio.

Eumolpione disse queste sue nuove stravaganze con una maniera sì derisoria, che que’ malandrini cominciarono a prendere sospetto delle sue spampanate, onde postisi ad esplorar più d’appresso la nostra condotta e i nostri discorsi, si accrebbero con tal prova i sospetti e si accorsero che noi eravamo garbuglioni e gabbamondo. Oltre a ciò alcuni forestieri avevanci riconosciuto: laonde coloro che ci aveano trattato con maggior profusione deliberarono di porci le mani addosso, e vendicarsene giusta il merito nostro. Ma Criside, che di tutte codeste macchinazioni era consapevole, m’informò della risoluzione presa dai Crotonesi contro di noi: la qual notizia spaventommi in guisa, che all’istante io me ne scappai con Gitone, abbandonando Eumolpione al suo infelice destino. Seppi dipoi di là a pochi giorni, che i Crotonesi irritati che codesto vecchio birbante avesse lautamente vissuto tanto tempo a loro spese, l’avevan servito alla marsigliese. Per intendere cosa questo significhi, bisogna sapere che i Marsigliesi ogni volta che erano afflitti dal contagio, uno dell’ultima plebe offerivasi per essere alimentato un anno intero a spese pubbliche e de’ cibi i più squisiti; poscia ornato costui di verbena e delle vesti sacre, conducevasi intorno a tutto il paese in mezzo alle esecrazioni, acciò sopra lui ricadessero i mali della città, indi gittavasi da una rupe.



FINE DELLA SATIRA.