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astro-meteorologici degli antichi 261


Sicche dai Numi ha minacce e rimproveri,
     Che tornan su della cena frodati,
     E a’ di prefissi, una festa non trovano;
     Quand’è stagion d’offrir ostie ai Beati

Date i tormenti, o sedete da giudici;
     Spesso cadendo il digiuno divino,
     Mentre piangiamo Mennone o Sarpèdone,
     State libando a gioioso festino.

Però quest’anno sortito era Iperbolo
     Hieromnemòne; e gli abbiamo, noi Dive,
     Strappato il serto; avrà appreso che l’ordine
     S’ha da tener che fa lama prescrive!


Ma nella commedia degli Uccelli, recitata alcuni anni più tardi, vi è anche di peggio: Metone è rappresentato in persona come un visionario ed un ciurmatore; almeno per tale crede di descriverlo Aristofane, dicendo che egli misura l’aria, e si offre a disporre le strade della nuova città secondo i principi di geometria! Tutto questo non ha impedito che il nome di Metone giungesse alla fama, che giustamente gli era dovuta. Ancora assai tempo dopo si mostrava l’eliotropio, eretto da lui nel luogo delle pubbliche assemblee, detto Pnyx; col quale apparato aveva determinato il suo solstizio fondamentale, o l’epoca principale del suo calendario. Ed in Colono, sobborgo d’Atene si mostrava un monumento astronomico1, consacrato da lui per tramandare ai posteri la sua importante scoperta.

Al nome di Metone si trova talvolta associato presso gli scrittori quello di Eutemone (460-390), il quale pare fosse suo coadiutore nelle osservazioni astronomiche e di lui alquanto più giovane. Non solo egli proseguì con zelo lo osservazioni dei solstizi, alle quali seppe dare un notevole grado di precisione; ma pare che sia stato il primo a determinare con esattezza altresì le epoche degli equinozi. Come è ben noto, gli equinozi servono a determinare la durata dell’anno solare con molto maggior precisione, che i solstizi, ma il metodo per la loro osservazione non è altrettanto ovvio, e richiede già certe nozioni geometriche sulla natura del moto apparente del Sole. Già Democrito aveva diviso l’anno in quattro parti per mezzo degli equinozi e dei solstizi, ma egli supponeva che tali parti

  1. De Metonis monumento vide Maass, Aratea, p. 13.