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268 sui parapegmi o calendari

lari e delle vicende atmosferiche. Racconta Eliano, che in una giornata pura e serena egli comparve nel teatro di Nicea bene difeso dal suo mantello: di che si rise da principio, ma non più tardi, quando subitamente rannuvolatosi il cielo, cominciò a piover forte. E aggiungesi che un gran personaggio allora ospite dei Niceni si congratulasse con loro dell’aver essi fra i loro cittadini un filosofo di tanto sapere. Questa nuvelletta non ha forse maggior fondamento storico dell’altra simile che narrammo più sopra di Democrito, e di un’altra che dicesi di Anassagora nel teatro di Olimpia; ma attesta tuttavia la gran fama di cui godeva Ipparco anche come meteorologista. Del suo parapegma restano circa 50 episemasie. Anche Ipparco costituì un grande anno, quadruplicando il periodo callippico e detraendo ancora un giorno, in modo da avere 111035 giorni ripartiti in 304 anni solari e 3760 lune. Un tal ciclo non poteva essere di alcun uso nella meteorologia o nella pratica del calendario; la sua importanza era puramente astronomica1.

Quell’uomo straordinario che fu Giulio Cesare (102-44), in mezzo a tanta ambizione e a tanti affari, trovò il tempo d’occuparsi d’astronomia (de qua libros non indoctos reliquit, scrive Macrobio), e anche di meteorologia. Quando Lucano colla sua usata grandiloquenza gli fa dire agli Egiziani

Fama quidem generi Pharias me duxit ad urbes,
Sed tamen et vestri; media inter proelia semper
Stellarum, caelique plagis, superisque vacavi,
Nec meus Eudoxi vincetur fastibus annus2,

non devia punto dalla verità dell’istoria. Dopo di aver ordinato, coll’aiuto dell’astronomo Sosigene e dello scriba Marco

  1. In questa parte bisogna intercalare notizie sui due parapegmi di Mileto scolpiti sul marmo, trovati in quelle rovine e che hanno la data del 112 avanti Cristo. Vi si fa uso dell’anno vago. Il loro autore è un [Epi?]crate. Vedi Parapegmenfragmente aus Milet, von H. Diels und A. Rehm. (Sitzungsherichte der k. Preussischen Akademie der Wissenschaften. Jahrgang 1904. Erster Halbband. Berlin 1904, pp. 92-111).
    Sull’uso che nei parapegmi di Mileto si fa dell’anno vago egiziano confronta la importante memoria Aegyptische Chronologie, von Eduard Meyer. (Abhandlungen der k. Preussischen Akademie der Wissenschaften. Aus dem Jahre 1904. Berlin 1904, p. 3 nota 1).
  2. Pharsalia X, v. 184. Qui per superis bisogna intendere alle cose sublimi, non agli Iddii, come vedo alcuno aver fatto. L’espressione corrisponde perfettamente al meteora dei Greci.