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sulla storia dell’agrimensura 293

al critico di riconoscere, ridotti allo stato di fossili, od anzi di conglomerati, ma pur in qualche modo preservati dalla distruzione, avanzi interessanti dei secoli luminosi dell’antica coltura, i quali si credevano perduti intieramente. L’inventario di ciò che l’antichità ci ha lasciato in fatto di nozioni scientifiche non è ancora completo; molte restano a scoprire e a disseppellire dalla polvere e dal rottame, che una serie di secoli vi ha sopra accumulato. È questa un’opera difficile e di molta pazienza, cui negli ultimi decenni hanno consecrato le loro veglie vari eruditi, fra i quali, non ultimo, è il nostro autore. L’esposizione di alcuni fatti più salienti contenuti nel suo libro servirà d’illustrazione a quanto si è detto poc’anzi.

Esiste nel Museo britannico un antico papiro egiziano, che dal suo contenuto e dal nome di un suo precedente possessore è appellato il papiro matematico Rhind. Il suo titolo è tradotto cosi: «Principi per conoscere le grandezze delle cose e per svelare tutti i segreti che stanno nella natura delle medesime». Il dotto egittologo dottor Augusto Eisenlohr, che ne sta preparando la pubblicazione, lo crede copiato circa diciassette secoli prima di Cristo da altro anterior manoscritto di epoca sconosciuta. Contiene una serie di problemi riferentisi alle aree di certe figure piane ed al volume di certi solidi. Le soluzioni non sono date in termini generali, ma costantemente sono esemplificate sopra certi dati numerici. In tal modo sono esposte le regole per trovare la superficie di diverse specie di triangoli e di quadrilateri, dell’esagono regolare, del circolo, ed il volume di una classe di piramidi, oltre a questioni d’un altro genere, che sembrano implicare l’uso di equazioni algebriche di primo grado. Le notizie pubblicate dal Cantor sul contenuto di questo papiro non sono complete quanto egli le avrebbe potute dare, ove un giusto riguardo per il traduttore Eisenlohr non ne l’avesse impedito. Tuttavia, dalle notizie già pubblicate per cura dello stesso Eisenlohr, e da quelle che già prima avea pubblicato sullo stesso papiro il Birch, qualche dato interessante si può ricavare. Anzitutto è da notare che l’area del circolo è ottenuta nel papiro col quadrare una linea uguale a del diametro, ciò che equivale a supporre , approssimazione certamente non dispre-