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esteriore della teoria delle soluzioni, che pur non era logicamente necessaria pel verificarsi della parte sostanziale di essa; risultato di cui pochi anni or sono pareva audace l’ammettere perfino la possibilità teorica.

Ma ritorniamo a noi. Nel 1890 van ’t Hoff espose una estensione assai interessante della sua dottrina. Egli mostrò che essa può essere applicata anche alle miscele solide omogenee del genere delle miscele isomorfe, e fondò così la teoria delle soluzioni solide, al cui sviluppo mi sia lecito compiacermi di avere modestamente contribuito. Ma poichè di questa teoria ho già intrattenuto in una mia antecedente pubblicazione i lettori della «Rivista», così mi sarà questa volta permesso di passarla sotto silenzio.

Allo sviluppo ulteriore della teoria delle soluzioni il van ’t Hofi non contribuì con studî sperimentali, limitandosi a divulgarla con articoli riassuntivi ed esplicativi e con conferenze; non per questo egli abbandonò il lavoro sperimentale che anzi continuò assiduo ed instancabile dedicando però questo lato della sua attività all’altro gruppo della questione trattata nei suoi Études de Dynamique chimique: agli equilibri eterogenei e ai sistemi condensati.

Questo campo era già stato trattato, sopratutto per quanto riguarda i fenomeni di dissociazione, da una brillante scuola francese che comincia con Sainte-Claire Deville e termina con Le Chatelier e nello stesso senso cominciava a lavorare partendo da idee un po’ diverse un’altra scuola olandese, quella che ebbe per suo capo Bakhuis Roozeboom.

Van ’t Hoff e i suoi scolari si occuparono sopratutto delle condizioni di formazione e scomposizione dei sali doppi in seno a soluzioni acquose, rivolgendo la loro attenzione da un lato a composti come l’Astrakanite e la Carnallite che si ritrovano in natura come minerali, dall’altro ai racemati, riattaccandosi così a questioni stereochimiche. I risultati si trovano raccolti in un libretto intitolato: Vorlesung über Bildung u. Spaltung der Doppelsalze, pubblicato nel 1887, certo uno dei lavori meno noti del nostro, data la natura del soggetto, che per quanto importantissimo, non è molto facilmente accessibile e conduce necessariamente a trattazioni un po’ aride.