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destinata a una pronta sconfitta, van ’t Hoff in un discorso tenuto a Vienna nel 1906, ammonì nel suo tono pacato e sereno, ponendo in guardia contro gli errori e i pericoli di un simile indirizzo, e riaffermando la sua fiducia che l’atomistica dovesse rendere ancora grandi servizi alla scienza.

Potrebbe ora essere interessante per valutare la sua personalità, procedere a confronti e confrontarlo p. es. con gli altri maggiori cultori della chimica fisica moderna, ma ciò ci porterebbe troppo al di là dei limiti di una semplice commemorazione. Da parecchi di essi, come dall’Arrhenius e dal Nernst e da alcuni dei più giovani egli si distingue pel fatto che, chimico d’origine e cresciuto nei laboratorii di chimica organica, egli rimase sempre e in tutto veramente e profondamente chimico.

Dei due indirizzi che può seguire la chimica fisica egli seguiva, per impulso naturale e per maturo ragionamento, quello chimico. A lui, come ai chimici, interessarono sempre le sostanze in sè; le proprietà fisiche gli interessavano come caratteristiche di quelle; le stesse leggi generali e i metodi fisici e matematici come mezzi più perfezionati per investigarne la natura e per esprimerne la infinita varietà in modo quantitativo e più esatto di quello consentito dai concetti vaghi e dai metodi imprecisi della chimica tradizionale. Mentre ai chimici fisici dell’altra ala, come ai fisici, ciò che interessano in prima linea sono le proprietà in sè, e le sostanze solo come inevitabili sostegni di quelle.

Comunque certo non si fa ingiuria a nessuno dei chimici fisici anche illustri della sua generazione, dicendo che egli li sorpassava tutti dalla cintola in su. Se si volessero trovar paragoni con uomini di grandezza pari alla sua, bisognerebbe risalire più indietro, ai tempi eroici in cui la differenziazione tra fisici e chimici non era ancora progredita. Alla mente ricorrebbero nomi come quelli di Bunsen, di Faraday, di Gay-Lussac. Ma a che servirebbero simili confronti? Certo è che egli appartiene agli astri maggiori della Scienza, a quelli la cui luce non impallidisce.

Dei quattro grandi argomenti da lui trattati, ognuno basterebbe a fare la fama di un chimico grande; due (la stereochimica e la teoria delle soluzioni) sono tra i maggiori corpi