Pagina:Sella - Plico del fotografo.djvu/187

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parte terza. 165

attengono sempre a tali prescrizioni, trovando che la trasfigurazione che viene dalla distanza e dalla convergenza degli assi è poco sensibile, perchè il rapporto della distanza degli oggetti a quello della distanza delle camere oscure è comunemente assai piccolo e trascurabile. La distanza delle due stazioni deve essere piccola se si vuole un rilievo poco diverso dal naturale, maggiore se si vuole un maggior rilievo. Allorquando esaminansi delle stereografie in uno stereoscopio, e si trova, che alcune di esse presentano un rilievo troppo esagerato, si può conchiudere, che la distanza delle due camere era troppo grande.

CAPITOLO IV.

Cornerà oscura stereoscopica.

Quando si hanno a produrre delle stereografie per lo stereoscopio riflettente, la camera che occorre non è che una camera oscura ordinaria munita di una lente, la cui lunghezza focale sia di circa 25 centimetri.

Quando poi si hanno a produrre delle stereografie per lo stereoscopio rifrangente, o lenlicolare, la grandezza delle immagini essendo assai limitata, bisogna far uso di una camera oscura particolare, ossia bisogna far uso di una vera camera stereoscopica.

La camera oscura stereoscopica o è fatta a un sol oggettivo, oppure essa è fatta a due oggettivi; quella a un solo oggettivo è della forma di una camera oscura comune capace di produrre una buona immagine del diametro di circa 10 centimetri. Con due di tali camere oscure, munite ciascuna di un oggettivo di 12 a 14 centimetri di foco equivalente, si può prendere ritratti o vedute a piacimento, e polendosi allontanare quanto si vuole una camera dall’altra, si può ottenere immagini col rilievo che si desidera.

La camera oscura stereoscopica a due oggettivi si vede indicata nella figura adiacente. Essa venne impropriamente chiamata camera binoculare.