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all’erta, sentinella! 91

Bisognava lasciarla. Se ne andavano crollando il capo, il marito sconvolto nel suo cuore paterno, la serva con quella istintiva materna pietà femminile. Ma quali notti! La febbre cresceva; e ogni tanto il bimbo soffocando chiedeva d’essere alzato. La madre lo avvolgeva nelle coperte e nei lenzuoli, lo levava su ritto, nelle braccia e lui respirava meglio, appoggiando la testa sulla spalla di sua madre. Ella lo portava su e giù, così, canticchiando, poveretta, come canticchiano le madri desolate che cercano invano di far quietare un bimbo ammalato; talvolta il bimbo, sempre tenuto in braccio, si assopiva leggermente.

Malgrado che lo vedesse assopito, non osava ancora posarlo sul letto e continuava a passeggiare lentamente, su e giù, mentre il bimbo le si appesantiva sulla spalla. Poi, temendo che farlo dormire così, ritto, in una posizione disagiata, gli facesse male, pian piano si accostava al letto, si inclinava per deporlo, ma al primo movimento, nel sonno lieve, il bimbo faceva udire un lamentio.

— No, no — diceva lei, rialzandolo, ricominciando la passeggiata.

Qualche volta arrivava a posarlo, con una grande delicatezza, sul letto, e il bimbo lasciava andare la testa sul cuscino, sempre con gli occhi chiusi, con tale abbandono che la madre ne rabbrividiva di terrore quasi a una terribile immagine. Se continuava a dormire, ella abbassava anche più