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22 all’erta, sentinella!

non dormiva Rocco Traetta, e dopo se ne udirono delle altre, più lontane, più fioche, facenti il giro dell’isola. E di nuovo, per la risposta, e voci si rimandarono, sonoramente, questa risposta:

— All’erta sto!

Poi, tutto tacque. Rocco Traetta, avvilito, andava riordinando i lembi lacerati del suo sogno. Ma non appena aveva cercato, nella notte, di riprendere coraggio, dopo quindici minuti, di lontano lontano la prima voce ricominciò:

— All’erta, sentinella!

E le lunghe, sonore, quiete voci si andarono alternando, passarono di nuovo sotto il finestrone di Rocco Traetta, si allontanarono; di lontano, dopo aver fatto il giro dell’isola, la risposta risuonò, chiara, squillante:

— All’erta sto!

Ogni quarto d’ora, ogni quarto d’ora. Come un incubo. Quando quelle voci si chiamavano e si rispondevano, si udiva il rumore delle catene, i galeotti si agitavano, nel sonno, sui duri letti loro. Ma Rocco Traetta non dormiva, no; trabalzava ogni quarto d’ora. Le buone voci fedeli dei soldati dicevano: — Noi vegliamo, noi siamo qui, armati, pronti, con l’occhio acuto; noi non faremo fuggire nessuno, mai; noi vegliamo, nulla può far tacere la nostra voce. Egli fremeva, nella notte, di collera impotente: l’incubo l’opprimeva. Ogni quarto d’ora, era terribile. Nella notte stellata, sul mare, le