Pagina:Serao - Donna Paola, Roma 1897.djvu/118

Da Wikisource.
116 il mio segreto

mi lasciavano inerte, le sue lettere non mi scuotevano, le sue mani che stringevano le mie non mi facevano impallidire. Odiarlo non potevo, e amarlo neppure: tutta la meschinità, tutta la bassezza del suo spirito, la misuravo. Egli, divorato dal desiderio, ch’era vanità, fremeva di rabbia, fremeva di falso amore e pregava e scongiurava, versava lagrime di dispetto. Io mi rifiutava; tranquilla, immobile, sorridente, quasi insolente, m’immergevo sempre più in quella indifferenza che è il dono dei forti. Finchè lui un giorno, in una scena di collera, mi disse:

— O domani o mai più.