Pagina:Serao - Fantasia, Torino, Casanova, 1892.djvu/13

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parte prima 5

la testa al pomo della sedia dinanzi. Lucia Altimare si era buttata giù, col capo sulla paglia, con le braccia cadenti, trasalendo.

— Ti va il sangue alla testa, Lucia — mormorò la compagna.

— Lasciami stare.

Le educande si rialzavano. Sul piccolo organo erano salite una maestra e una educanda, per le litanie della Vergine. La maestra preludiò sopra un motivo semplice, religioso: una voce fresca, pura, di un timbro squillante, si allungò, si allargò nella cappella, ridestandone gli echi addormentati, una voce giovane che pregava, che invocava:

Sancta Maria!

E di giù, tutte le educande, in tono minore, risposero:

Ora pro nobis!

La cantatrice era in luce, sulla tribuna dell’organo, con la faccia verso l’altare. Era Giovanna Casacalenda, una fanciulla alta, dalle forme splendide sotto l’abito bianco, dalla testa forte su cui si ammassavano i capelli bruni, dagli occhi tanto neri che parevano bistrati. Stava lì sopra, come isolata, lasciando andare la passione della sua ricca gioventù nella voce pastosa e morbida, tutta piena del piacere di cantare, parendole di librarsi, di vivere in quel canto. Le educande si voltavano a guardarla, prese da quel diletto del canto che è proprio della gioventù: come la voce di Giovanna si abbassava, di giù un coro saliente rispondeva:

Ora pro nobis!

Ella sentiva il trionfo. La testa eretta, gli occhi