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— Dillo, Caterina.

— Ti prego...

— Bah! streguccia innocente, io lo so.

— Che sai?... — e arrossiva.

— So perchè sei preoccupata. È la lettera di Napoli che t’ha impensierita.

Ella lo supplicò di perdonarle, con gli occhi timidi.

— Non te ne voglio — disse lui, lentamente. — Se quella ragazza non mi piace, è anche un’amica d’infanzia tua e io rispetto le tue affezioni. Tu non ami lei più di me, spero.

— No — disse lei, semplicemente.

— Ebbene, basta questo. Non pensare ad altro.

— E... la lettera è interessante?

— Molto.

— Vi era scritto urgente... è proprio urgente, o è una fantasia?

— Proprio urgente.

Egli girò per la stanza e guardò l’orologio.

— Vuoi che andiamo a pranzo? È presto, mi pare.

— Presto certamente.

— E che ti scrive? — domandò lui, dopo una pausa, senza annettere nessuna importanza a quello che chiedeva.

— È lungo a dirsi.

E tornò a pregarlo, con gli occhi.

— Ho capito, Ninì, ho capito — disse Andrea, crollando il capo — tu vuoi leggermi la lettera.

— No, no...

— Sì, che me la vuoi leggere. Non hai il coraggio