Pagina:Serao - Il romanzo della fanciulla, R. Bemporad & figlio, Firenze, 1921.djvu/96

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92 per monaca


gio; dei vassoi di gelati furono presentati attorno, un chiacchiericcio femminile salì dal ponte di prora sino al cielo.

Giù, nell’appartamento dell’ammiraglio, intorno alle tavole del buffet era un gran viavai di signore e di ufficiali, un tinnire di bicchieri, un crocchiare di dentini, un urtarsi di coppie. Le due ragazze Gaston, coi cappelloni alla marinala buttati indietro sulle treccione bionde, tutte rosee, tutte ridenti, portavano le loro amiche al buffet: poi avevano finito per istallarvisi, con le due Sannicandro, vestite ambedue di rosa, che mangiavano con la golosità delle adolescenti, prima del salmone alla maionese, poi un gelato di crema, poi una fetta di pasticcio di caccia, poi della gelatina dolce; insieme con loro Anna Doria si sfogava a mangiare, non trovando nessuno che la invitasse a ballare, dotata di quell’enorme appetito delle zitelle nervose; e ci si era venuta ad aggiungere Eugenia d’Aragona, che moriva di fame, diceva lei, e avrebbe volentieri mangiato un piatto di pomodoro. E tutte le donne, maritate e fanciulle, capitando in quei saloni di legno lucidissimo, dai divani di juta, molli, larghi e profondi, dalle maniglie di ottone che sembravano d’oro, provavano un grande senso di benessere e sospiravano quasi, invidiando gli ufficiali che davano loro il braccio, pei bei viaggi che facevano, prese dall’amore dei paesi lontani, mentre gli ufficiali, ridendo, sorridendo, bruni, simpatici, si prestavano a queste visioni marine e sentimentali delle signore, nascondendo loro i fastidi, le volgarità, le lunghe noie della vita marinala. Chiarina Althan, a cui poco piaceva il ballo, osservatrice arguta, si era seduta