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44 La Conquista di Roma

stione politica, lasciando la fede e le pratiche religiose alle femmine. L’architettura di San Pietro lo lasciò freddo. Avanzandosi, vedeva che la chiesa, s’ingrandiva sempre più, ma questo inganno dell’armonia gli sembrava senza scopo, dannoso. Alcuni tedeschi giravano, guardandosi attorno con una certa severità, come se il loro rigido luteranesimo disdegnasse quella pompa cristiana. Non una sedia, non un banco, non un prete, non un sagrestano, spirito familiare, che spegnesse le candele o rifornisse d’acqua benedetta le grosse pile vuote; i confessionali bruni, su cui leggevasi a caratteri dorati: Pro hispanica lingua, Pro gallica lingua, Pro germanica lingua, erano vuoti; per inginocchiarsi, solo lo scalino della Confessione o quello dell’altare maggiore; se no, il freddo pavimento.

Francesco Sangiorgio non capiva nulla ai monumenti dei pontefici: li guardava senza intenderne la bellezza o la bruttezza. Aveva idee vaghe e meschine in fatto di arte. Quello del Canova, coi leoni dormienti, gli parve mediocre: quello di papa della Rovere, a terra, tutto di bronzo, gli parve superbo e bello: quello del Bernini, la Morte di oro, il tappeto di marmo rosso venato,