Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/271

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la mano tagliata. 265


Quanto era bella! E pensare che tutti quanti, Silvio Amati, Héliane Love, Ranieri Lambertini, tutti gli avevano detto che quella era la mano di una morta e che il suo era un sogno, una follìa, mentre egli solo, tenacemente, con una fede incrollabile, aveva creduto che quella mano fosse di persona ancora viva, ed aveva desiderato di raggiungere quella donna, di conoscerla, di adorarla, di darle la sua vita. Egli era stato un uomo freddo e arido, sino allora; ma sono questi i caratteri glaciali che meglio divampano nella passione.

La lunga contemplazione di quella mano bellissima, in quella solitudine, dette come un risalto alla sua fantastica passione, e non sapendo resistere a questo impeto, si mise a scrivere una lettera a Lei.


«Mia diletta,

«Non vi conosco; non mi conoscete; ma l’anima mia vi ha visto già da tempo, quando nelle sue ore di penosa stanchezza morale ha invocato una donna, la Donna, perchè venisse a soffondere di poesia e di dolcezza una esistenza vacua e bene spesso amara. Non vi conosco; ma, io so chi voi siete. So il vostro nome persino, da ieri: voi vi chiamate Maria, voi portate il nome della più pura tra le vergini, voi portate il nome della più santa tra le donne, che fu mia madre. Credete: quando seppi il vostro nome, ieri, mi parve di averlo inteso già tante volte; nelle ore più care della vita, ne’ sogni della notte, mi era così amorosamente noto questo nome, lo aspettavo tanto, che, quasi, io lo pronunziai contemporaneamente a colui che me lo diceva. Maria! Maria! Dove siete voi? Dove potrò cercarvi? Dove potrò vedervi, inginocchiarmi innanzi a voi, baciare il lembo della vostra veste bianca, e dirvi: «Signora, ecco il vostro servo?» Non eravate voi vestita di bianco,