Pagina:Serao - La mano tagliata, Firenze, Salani, 1912.djvu/30

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24 la mano tagliata.


— Vedrai che bel dono ti farò, se guadagni! — e rise, in un modo incantevole.

— Quello anche lo stabilirò io, — mormorò lui, guardandole i denti che ella aveva bianchissimi e luccicanti.

Lo spettacolo finiva, Héliane Love pregò Roberto Alimena di accompagnarla almeno sino a casa: ella possedeva un grazioso villino al Macao. Il giovane gentiluomo si sentiva perfettamente tranquillo dinanzi alla bella donnina e non temeva i pericoli di simile accompagnamento. D’altronde, Héliane Love era una creatura troppo furba, per scoprire troppo presto le sue batterie. Civettare, sì, molto: quanto all’amore, era un’altra cosa, per cui ci voleva del tempo, della volontà, dell’astuzia e della freddezza d’animo.

Nella carrozza parlò essa, ancora, della scatola.

— È nera, è vero?

— Nera: di pelle di chagrin.

— Che sia una scatola da guanti?

— Troppo grande.

— Da istrumento musicale?

— Sai che hanno una forma speciale: non è possibile che contenga nè un violino, nè un mandolino.

— Un nécessaire da toilette?

— Già. ... forse. ... Ma non è possibile, è troppo leggiero.

— Fra i due o tre, che possiedo, — soggiunse Héliane — ve ne è uno leggerissimo.

— Ma non è un nécessaire, ne sono certo.

— E sei certo della persona cui apparteneva?

— Quasi.

— Era un uomo?

— Un uomo: un fantasma!

— Come? — diss’ella, con un leggiero brivido.

— È apparso come un’ombra: è sparito come uno spettro, — disse Roberto Alimena, con un to-