Pagina:Serao - Storia di due anime, Roma, Nuova antologia, 1904.djvu/101

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III.


Più di un anno era passato. E dalla bottega dei santi erano partite, man mano, tutte le statue, tutti i busti che vi si stavano scolpendo e dipingendo, nell’inverno prima delle nozze di Domenico Maresca e nella primavera delle sue nozze: il grande san Michele Arcangelo, tutto lucente di oro e di argento, e la statuettina delicata della Madonna della Salette adorna di roselline, il vecchio san Giuseppe dal bastoncello fiorito e dalla fluente barba, e il san Vincenzo Ferreri con la fiamma dello Spirito Santo sul cranio, tutti, via, in chiese lontane e vicine, in piccole cappelle umili e in vasti templi risonanti di canti, e ancora, altri busti, altre statue, erano venute fuori dalle mani che plasmavano e che dipingevano, la santa Rosalia proteggitrice degli altieri e pii palermitani, il san Ciro che i porticesi venerano, un san Matteo che i salernitani festeggiano clamorosamente, come loro patrono eccelso, e due o tre altre piccole Madonne, di Loreto, di Lourdes e di Pompei, alcune vestite di veri panni, secondo la tradizione