Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/130

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120 la grande giornata.

giorno, per le scale, insieme al direttore: e l’originale scrittore fumava una sigaretta e sorrideva ascoltando un racconto del suo amico; ma Riccardo era troppo deluso per provar più nessuna emozione alla vista di quei forti.

Persuaso di non aver nè ingegno, nè vocazione, nè fortuna, ora l’indifferenza succedeva alla passione giornalistica. Chissà, forse era meglio, per la pace del cuore e per la salute, essere un buon impiegato, zelante, amato dai superiori, sempre in aumento di grado e di stipendio, col cavalierato in prospettiva, la pensione per la vecchiaia e una morte tranquilla. Almeno, al ministero non vi erano templi misteriosi, chiusi ermeticamente ai profani, dove non si poteva penetrare nè con l’umiltà, nè con l’audacia: e la simpatia, l’ammirazione del pubblico non sono un monopolio! Niente di questo: una bella esistenza monotona e quieta senza troppi guai. Si trattava di riescire, e Riccardo studiava molto. Per una reazione naturale e che indicava non esser rimarginate le sue ferite, egli si burlava di sè stesso, delle sue ambizioni, dei suoi progetti, delle sue fantasie. Questo impiegato pallido, dall’aria un po’ fatale, lo faceva ridere, quando si mirava nello specchio: questo poeta che non sapea fare versi, questo prosatore senza prosa, que-