Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/165

Da Wikisource.

i capelli di sansone. 155

desiderio, lo stomaco giaceva in una atonia donde non valse a trarlo neppure la magnifica offerta di una trota.

“Dammi delle ostriche e del caviale,” disse Joanna, alla fine.

“Se egli ti avesse dato del bue, tu potevi dargli dell’asino,” mormorò Scano, con quella mite intonazione di malinconia che gli serviva a ripetere le sue vecchie freddure.

“O Scano, tu mi contristi, amico mio.”

“O Riccardo, più felice di te, in Roma non vi è che l’acqua di tal nome. Noi t’invidiamo tutti; noi abbiamo trovato così un mezzo di nutrirci economicamente, poichè si dice: L’invidia, figliuol mio, sè stessa macera.

“Non puoi tu parlare semplicemente, come parlano tutti gli altri di questa terra?” gridò Riccardo, esasperato. “Devi per forza irresistibile fare la freddura? Ti sei abbrutito?”

“Credo,” rispose Scano, sorridendo pallidamente.

Non voleva mangiare nè le ostriche, nè il caviale. Riccardo dovette obbligarlo; Scano si difendeva con fiacchezza, sostenendo sempre che aveva già fatta colazione, timido dinanzi alle cortesie, temendo sempre che gliele facessero per un senso di pietà; ed esagerando come tutte le persone ingenue, disse male delle ostri-