Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/287

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eldorado. 277

sdegnosi non trovavano completa la cronaca, i reporters che aveva, evidentemente non bastavano al lavoro. E un’idea gli balenò, chiamò di nuovo il primo usciere:

“Aspetta sempre il signor Cimaglia?”

“Sempre.”

“Fatelo entrare.”

Il signor Cimaglia entrò, con un’aria fra rispettosa e disinvolta: era un giovanotto biondo, con gli occhi un po’ stanchi, di fisonomia simpatica, vestito con grande cura, correttamente; certo egli si era preparato a quel colloquio, come una fanciulla che deve incontrarsi con un presunto fidanzato. E tutto fece crescere il suo rispetto: l’ampiezza del caminetto, la mollezza del tappeto, la vasta mole della scrivania e l’accoglienza gentilmente fredda di quel signore in soprabito e in goletto chiuso, alla militare.

“Le hanno già parlato di me?” mormorò il signor Cimaglia, già un po’ confuso, sentendo che doveva cominciare lui.

“Sì, credo,” disse lento lento Joanna.

“Il signor deputato Galletti è stato tanto buono da scrivere delle cose molto lusinghiere per me....” fece Cimaglia, con un po’ di fatuità.

“Non ho letto la lettera,” disse freddamente il direttore del Tempo, arrestando l’espansione di Cimaglia.