Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/315

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eldorado. 305

quelli insuccessi, quasi continui, non aveva mai osato. In realtà nessun peccato grosso egli aveva commesso, giammai: e aveva sempre fatto male, nei suoi errori, a sè stesso, non agli altri; ma il ricordo del passato gli era insopportabile, i suoi avversari lo avrebbero ricercato nella lotta, e si sentiva impari.

Questa disfatta lo faceva pensare allo strano destino dei giornali, mai completamente furbi, mai completamente efficaci, dalle grandi apparenze di fortuna, ma sempre con un difetto, sempre corrosi dentro da un baco, portanti, come ogni uomo porta, nel proprio organismo il germe della malattia per cui dovrà morire. Anche il Tempo aveva la sua carie: e in quel grande ingranaggio di uomini, di cose, d’interessi, Riccardo Joanna sentiva una rotellina che strideva, che andava contro il movimento generale, ma non sapeva quale. Dentro il giornale, bello e rigoglioso, come in tutte le cose umane, vi era il germe della morte. Così era: la grande opera sua doveva morire. E non valeva meglio ritrarsi da essa, prima della catastrofe, pilota prudente, a riva, guardando la nave sulle alte onde in tempesta?

“L’onorevole Cardella,” annunziò l’usciere.

Era un deputato della maggioranza, un personaggio alto e robusto, grasso, molto rosso nel