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340 | una catastrofe. |
di là, ricominciò più viva. Riccardo Joanna ritornò fuori.
“Che le avrebbe disponibili quattrocento lire, signor Amati? Casiraghi si contenta di queste, intanto.”
“Non mi mortifichi, signor Joanna: ma io non ho neppur queste.”
“Non importa. Continui pure il suo articolo.”
Di là vi fu un discorso a voce più bassa, ma concitata. Il signor Casiraghi, un omaccione grosso e rosso, uscì con la faccia stravolta: andò via sbattendo le porte. Tutto contrito, Antonio Amati si azzardò a penetrare nella cameretta di Riccardo Joanna. Costui era seduto tranquillamente nella poltrona, col capo rovesciato sulla spalliera e guardava il soffitto.
“Che dice?” chiese con ansia dolorosa il neo—giornalista.
“Casiraghi? Vuole quattrocento lire: se no, non va in macchina.”
“Deve aver molto?”
“Quindici, o diciottomila lire, o forse ventimila.”
“Non sa bene?”
“Non so.”
“E come farà, oggi?”
“Mah!...”