Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/378

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368 una catastrofe.

un terrore si disegnò sulla faccia di Antonio Amati che stava a sentire questo discorso. E per mezz’ora vi fu un combattimento di parole e di gesti fra il signor Casiraghi, tipografo, e il signor cavalier Riccardo Joanna, direttore proprietario del Tempo; un combattimento dove il vecchio giornalista adoperò tutte le armi della parola, per convincere Casiraghi a stampare quel giorno il giornale. Ma quello doveva conoscere oramai tutti i ripieghi della eloquenza di Riccardo Joanna: perchè nulla valse a persuaderlo: le preghiere più umili, le promesse più larghe, certe vaghe minacce di suicidio.

Antonio Amati assisteva, tremante, commosso, con le lagrime agli occhi. Dunque il Tempo non si stampava? Dunque il suo articolo non sarebbe uscito? Ciò era insopportabile.

“Signor Casiraghi,” disse ad un tratto, “senta, senta. Le prometto di darle io denaro domani.”

“Lei?”

“Sissignore, io.”

“Me lo dia questa sera.”

“Non posso questa sera. Domani telegraferò a mio zio, a mia madre, mi farò mandare quattrini. Cento lire.... anche duecento, sì, duecento, gliele darò tutte, purchè stampi questa sera.”