Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/93

Da Wikisource.

la grande giornata. 83


Invero la promessa non lo tratteneva più, le visioni paterne non arrivavano a diradare la sua febbre. Ora, nelle conversazioni serotine, dove egli parlava quasi sempre, ritenuto come un oracolo di stravaganza, il suo spirito si sviluppava dai pesanti ravvolgimenti che lo avevano tenuto inerte tanto tempo. Come a tutti gli ingegni fatti di fiamma, a lui non convenivano, per il naturale germoglio dell’intelligenza, i lunghi studi solitari nelle biblioteche, nel silenzio della stanza deserta: a lui si convenivano le discussioni infocate dei caffè e le arringhe notturne nelle strade brune di Roma, e la lettura rapida, quotidiana di molti giornali. Dal torpore una vampa d’ingegno guizzava; dal silenzio una voce concitata si levava, come lama scintillante esce dal velluto della guaina. Non dai libri gli veniva la scienza, nè dalle contemplazioni taciturne della vita, nè dalle cose e dagli uomini antichi; ma dalle concioni a gente mediocre che ascoltava, estatica, ma dall’urto quotidiano di una vita ardente e desolata, ma dalle cose e dagli uomini dell’oggi. Come Faust, egli disdegnava e l’alchimia e la medicina e la filosofia: ma il momento che fuggiva lo innamorava, e tendeva le braccia, quasi ad arrestarlo.

E il momento era strano. Un grande soffio