Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/140

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XXX


La dilettevole novella di quello da Genova ha molto la brigata consolata, e massime le giovane. E per aver più piacere <il preposto> comandò alle cantarelle che una canzona dicano. Loro preste disseno:

«A forniuol vo’ cu cu un cu, qual fanno,

volendo un mio fuggito uccel pigliare,

sì ch’io uccello e vegomi ucellare.
Un’oga fa co co com’ella sente

che cheto a lui m’acosti in tempo scuro,

e par pur ch’ella gridi: — Al furo, al furo! —
Ond’e’ si scuote e tutto si rintocca,
poi fugge me. Perch’è l’oca sì sciocca?»

E poi il preposto comandò a l’autore che una bella novella dicesse fine che a Sisi seranno giunti: «Dove noi prenderemo quel perdono di santo Francisco». L’altore come ubidente disse che sará fatto; e voltòsi alla brigata e disse:


DE INGANNO

Di monna Antonia vedova, de’ Virgiliesi di Pistoia.


Fu nella città di Pistoia una donna nomata madonna Antonia vedova, de’ Virgiliesi, la quale di suo corpo era grande et assai bella e molto balda e leggiera assai bene. E quella madonna Antonia tornava spesso di fuori a un suo luogo al Poggio a Caiano,