Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/180

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180 g. sercambi


Desnato, disse Princivali: «Contiamo?» Disse Daniello: «Tu non fusti mai a Viterbo: io vo’ che tu lo vegghi oggi e col nome d’Idio domane faremo il conto che oggi ch’è domenica non farei nulla». Princivali dice: «Se io ci stesse un’altra notte io morrei. E poi che non ti piace di fare oggi il conto, io me ne vo’ andare, e riferirò a’ nostri maestri come la bottega è ben fornita et <ha> di molti contanti». Daniello lieto dice: «Et io son contento e vo’ che dichi a’ nostri maestri che mi mandino paia mille di sproni, però che sento n’hanno assai et io hoe il modo di spacciarli».

E datoli la lettera, Princivali se ne va e torna a Milano. Li maestri diceno: «Ch’hai fatto tanto? U’ è il conto?» Princivali disse: «Io non l’ho potuto fare però ch’e’ noi volse fare la domenica né ’l sabbato che io vi giunsi, ma ben vi dico che la bottega è fornita et ha di molti denari». Li maestri dissero: «U’ tu se’ stato <tanto> tempo?» Disse Princivali: «Io non albergai in Viterbo se non una notte et xi dì sono posto a tornare, et a di xv magio giunsi». Disseno li maestri: «Or dimanda quanti dì n’abbiamo del mese e di che mese siamo». Princivali domanda del mese e trova esser di giugno, a dì vi. Allora cognove esser stato a dormire viii dì! Isvergognato, mostrò loro la lettera che Daniello l’avea dato. Li maestri vedendo che chiede sproni, avendone gran quantità disseno: «A noi ha mostrato la notte per lo dì, e noi mandiamo a lui li sproni tutti d’un piè, e converrà prenderne altanti se quelli sproni <spacciare> vorrà».

E così seguìo, che se Daniello volse li sproni spacciare convenne mandare per mille paia da l’altro piè.

Ex.º xxxviii.