Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/256

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LVIII


L>a brigata e ’l preposto udita la dilettevole novella, e’ cantatori e le cantarelle comincionno a cantar canzonette piacevoli e oneste in questo modo:

«Come da lupo pecorella presa
spande il be <be> in voce di dolore
perché a lo scampo suo tragga il pastore,
simil pietà d’una ch’i’ preso avea,
la qual ‘omè ’ dicea con alti guai,
mi fe’ lassarla, ond’io non poso mai.
E quel che di tal fatto più mi scorna
è ch’io spetto il caso e que’ non torna».

Dapoi, giunta l’ora della cena, apparecchiato al modo usato, con piacere cenarono. E cenato, fine all’ora del dormire ballando e sonando, e poi il preposto comandò a l’altore che per lo dì seguente ordini una novella però che la giornata era dove Medea morta giacea. Et andati a dormire, la mattina levati, l’altore voltosi alla brigata parlò dicendo:


DE PULCRA ET MAGNA SA PIENTIA

Di quello delle tre figliuole da Vinegia.


I>nnella città di Vinegia fu un gran mercadante e ricco nomato scr Piero Sovranzo, che avendo tre figliuole femine et essendo vecchio senza donna, non avendo alcuno figliuolo maschio (averne la