Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/263

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LVIIII


I>l preposto e la brigata, inteso la savia casticazione fatta a’ generi di ser Piero, con piacere giunti dove Medea morta giace, cenarono al modo usato. E quando fu tempo d’andare a dormir’e’ si volse a l’altore comandandoli che per lo dì seguente ordini bella novella per andare verso Napoli pensando prima trovarsi ad Aversa. E fatto il comandamento, la brigata posta a dormire fine alla mattina, e levati, udita la messa, si missero in camino. L’altore disse:


DE BONA RESPONSIONE

Di messer Tedici Sinibaldi vecchisimo e di monna Gentile
de’ Guasconi.


G>ià non erano mutate molte giudizioni che in Vignone fu un grandissimo giudici e di gran fama il cui nome fu messer Tedici Sinibaldi, il quale essendo vecchio di presso a lxx anni, tanto fu la nobiltà del suo cuore che, vedendo un giorno a una festa una giovana nomata madonna Gentile de’ Guasconi e sommamente piaciutali, non altramente che un giovanetto la notte posar non potéo; e non li parea esser allegro se ogni dì almeno du’ volte non la vedea: e pareali esser omo senza ventura. Per la qual cosa ella et altre donne del suo vicinato assai legieramente s’acorsero del suo passare, e più volte insieme mottegiarono di vedere un così antico omo d’anni innamorato, non credendo che a tali omini come a lui quella passione potesse (come) a li omini sciocchi giovani.

E spessegiando il passare di messer Tedici, adivenne un giorno che, essendo questa donna con molte altre a sedere dinanti alla