Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/333

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novella lxxvi 333

qual donna avea questa condizione: che ogni persona vituperava in presenza di donne et omini, e portava tanto alto il naso a guisa come fa l’acino quando digrigna i denti avendo assetato l’orina; così questa monna Cicogna facea, che tutto ’l paese li putiva. E perch’era di buona casa, spesso dalli amici era invitata; essendo a tali feste alcuna volta delli artifici et altre persone, a ognuno dava la sua, e pareali ogni cosa putire, faccendo tanto del fio ch’era uno vituperio a vederla.

E il modo che madonna Cicogna tenea a vergognare altrui si era che a tali feste, come un pannaio se li acostava, ella dicea: «Oh, tu mi puti d’olio»; e torcea il viso col naso insieme. E allo speziale dicea: «Tu mi puti di mostarda». E al merciaio dicea: «Tu mi puti di cuoia». Al calzolaio dicea: «Tu mi puti di merda di cane»; e simile dicea al coiaio. Al notaio dicea: «Tu mi puti di ongosto». Al gentiluomo dicea: «Tu mi puti di povero». E così a ogni persona dicea villania e poghe volte volea con altri a ballo entrare. Et era per Prato tanto sparto la vergogna che monna Cicogna dicea alle persone, che a ogni persona era venuta in dispetto, ma per amor del padre e del marito che erano di buona condizione, più volte li serè’ stato forbito la bocca, ma per loro si lassava. E più volte le fu ditto per donne e per omini ch’ella facea male a dir villania di ognuno. Ella rispondea: «Come non si vergognano, putendo così, apressimarsi? Vadano a stare alla carogna e non mi si acostino».

E vedendo li giovani che non valea niente Tesserli ditto che s’astenesse di non dire loro villania, pensonno più volte di non lassare per lo padre né per lo marito di forbirli la bocca. E vedendo uno giovano speziale che battendola se ne potrè’ venire in nimistà, disse a’ compagni: «O veggiamo se ella se n’è romasa e proviamo a questa festa che si fa domenica, dove noi siamo stati invitati a servire, che ella vi dé essere. Se non ci dice nulla non bisogna che contra di lei si prenda vendetta; e se ella non se n’è romasa, lassate fare a me et io la pagherò per modo che tutti serete contenti. E ’l modo che io terrò a pagarla sarà tale che fi’ vituperata; et allora vel dirò». Li compagni tutti dissero: «Stiamo a vedere quello che a questa festa grande farà monna Cicogna».