Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. II, 1972 – BEIC 1925048.djvu/258

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756 g. sercambi


E però dico che, essendo re di Vismarch Alier e Astech fratelli, fu di necessità per alcune cagioni che il preditto Astech re con una sua donna nomata Tamaris reina si movessero con alquanta compagnia e saglisseno in mare, avendo alquante galee. E doppo molte giornate pervenne il ditto Astech re con tutta la sua brigata al porto di Luni, dove piacque loro per lo bello sito prendere alquanti dì sollazzo e diporto alla città di Luni. E riduttisi in uno albergo, del mese di giugno — del quale albergo n’era maestro e signore uno ricco uomo nomato Martino Bonvete — , e fattosi il preditto re assegnare una camera per sé e per Tamaris reina sua moglie, innella quale più volte si dienno insieme piacere — e l’altra brigata simile innel medesmo albergo allogiàrsi, salvo quelli che le galee guardavano — ; et avendo dimorato più giorni in tale maniera, non stante che Tamaris reina fusse di stranio paese e non così bene intendesse la lingua taliana, nientedimeno, avendo sentito < . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . > fra sé medesma esserli tal nome imposto solo perché dovea aver grande quello membro che molto le donne amano. E dispuosesi la ditta reina di doverne esser certa.

E come più presto potéo si fe’ chiamare l’oste: e domandato perché si facea chiamare Martino Buonvete, l’oste, ch’era assai giovano e senza donna, vedendo Tamaris reina bellissima, senza molto stare le disse: «Perché io ho sì bella massarizia che un altro in queste contrade non se ne troverebe». La reina disse: «Per certo io me lo stimai, ma se ciò io non vedesse non serei contenta». Martino, che l’avea già fatto fratello del mulo, senza più stare, delle brachi sei cavò et in mano a Tamaris reina lo misse. La reina, che già era riscaldata solo del parlare, più fieramente si riscaldò quando lo vidde et in mano l’ebbe; e se non che, certe damigelle sopragiungendo a lei, di che ella non potendo altro, lassò. Né più per allora potéo avanti seguire, ma con gran dolore si rimase, avendo l’animo sempre alla massarizia di Martino; e di malanconia quasi né mangiava né bevea dando la cagione all’acqua del mare di aver<la> travagliata.

Astech re, che grandissimo amore li portava, la confortava quanto elli potea, ma niente valea, ché altra malatia la tenea