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NOTA FILOLOGICA


I. I MANOSCRITTI


A) Il codice Trivulziano 193


Cartaceo del secolo xv1, mm. 286 x 200, contenente cc. 278 numerate in cifre romane dalla stessa mano responsabile della scrittura a partire dalla prima c. dell’Introduzione, e in cifre arabe da altra mano (non ci sono comunque elementi sufficienti a stabilire la data di quest’ultimo tipo di numerazione) a cominciare dalle cc. di guardia, con una differenza, dunque, fra i due tipi di numerazione, di 10 cc.

Il cod. si compone di 28 quinterni, con richiami alla fine di ciascuno di essi: alla fine della c. numerata con la cifra decimale per i primi nove, ma dal decimo in poi (a causa della ripetizione della numerazione della c. xciv) alla fine della c. precedente quella segnata con il decimale (99, 109, 119, ecc.). Si rileva la mancanza della c. finale dell’ultimo quinterno (che dovrebbe avere il n. cclxxviiii), di altre due cc. dello stesso fascicolo (nn. cclxxvi e cclxxvii), sostituite da una c. bianca incollata alle cc. cclxx e cclxxi, e di una anche dal primo quinterno (n. iii), anch’essa sostituita da una c. in bianco che trattiene quella corrispondente del fascicolo, e cioè la n. viii. L’ultima c. (che riconosciamo come la n. cclxxviii perché così segnata nella tavola riassuntiva che appare all’inizio del codice, e non altrimenti riconoscibile dato che la numerazione è sparita per macchia d’uso) è incollata sulla c. bianca che sostituisce le due cadute. Tutta la numerazione romana dell’ultimo quinterno è sbiadita specialmente verso le cifre finali.

  1. Il cod. fu descritto, molto sommariamente, da G. Porro, in Trivulziana, cat. dei codd. mss., ed. per c. di G. P., Torino, Paravia, 1884, p. 406; poco attenta è anche la descrizione di C. Santoro, I codd. Medioev. della Bibl. Triv., cat. a c. di C. S., Milano, 1965, al n. 39 (pp. 26-27).