Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/64

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60 sermone settimo.

     Più valido, frequente e acconcio pegno,
     Che dal consenso universal si prende
     A ragguagliar de’ ricevuti obbietti
     30Coll’intimo valor l’equa mercede.
     All’opre dell’ingegno o della mano
     Ognun travaglia, e delle sue fatiche
     Il frutto reca, e con gentil ricambio
     Dalle fatiche altrui premio riceve.
     35Ma quali arreca inciampi il tempo, il loco
     Agli alterni servigi, e come tarda
     All’uopo, che ogni dì si rinnovella
     In guise innumerevoli, risponde
     La materia soggetta a industri cure,
     40Che dopo molte lune al Sol dispieghi
     Le mutate sembianze, o altera serbi
     Intatto il fiore della sua bellezza!
     Il pallid’astro rinnovò la faccia
     Tre volte e quattro, e il dipintore accorto
     45L’effigïata tavola non lascia;
     Chè nei sogni la vede, e la ritocca
     Con assiduo pennello in lunga veglia
     Pria che diletto infonda e maraviglia
     Per gli occhi al core alle affollate genti.
     50Abbia con degna laude il prezzo degno,
     Ove nel mondo gentilezza alberghi.
     Ma intanto se n’andrà lacero e scalzo,
     Prolungando coll’opera il digiuno?
     O l’ultimo vital soffio trasfuso
     55Nell’animata tela, in dieci brani
     Indi farla dovrà perchè lo scotto
     Paghi a dieci dovuto? Oh stolto ed empio
     E vano strazio! A me non si conviene
     Quella che m’offri a ricambiar la mia
     60Merce, che ad ottener l’altra che io bramo