Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/78

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74 sermone ottavo.

     A me concedi l’ozïosa falce;
     Chè le mietute biade a te compenso
     165Daran fra poco: ecco la mia promessa
     Qui nel foglio vergata. Accetta il fabbro,
     E vôlto al fonditore un egual patto
     Compie segnando il tramandato scritto.
     Il provvido costume in mille e mille
     170Guise ed in mille luoghi si rinnova,
     Impulso dando alla materia inerte
     Col disposarla al vedovo lavoro;
     E del lavoro in circoli diversi
     La moltiplice copia ripartendo.
     175Gl’infonde la virtù che lo nutrica
     E l’anima, lo scuote e l’avvalora.
Minute e spesse cadono le stille
     D’inavvertita pioggia, e in sè le accoglie
     Il ruscelletto ch’umile dapprima
     180Mormora e fugge; e poi degli altri rivi
     L’acque riceve, e dilatando il corso
     Ricco porta e superbo al mar tributo.
     Tal di frequenti e piccoli compensi,
     Che l’occhio appena scerne, in fiume quasi
     185Della ricchezza volgesi la fonte,
     Benchè talora fra l’erbette verdi
     La velenosa serpe si nasconda,
     E incauto abbracci come cosa viva
     Un’ombra che dileguasi col vento.
190Tanto il prometter val quanto s’attenga
     Ad esso l’opra; e corrisponda al segno
     E l’intento e il valor; sia della merce
     L’aspettato valore; o il prezzo sia,
     Di cui la merce è fine unico e solo.
     195La tua moneta dieci volte cento
     Di mano in mano passi, e il giro compie